sabato 12 novembre 2016

14 - Il colore nella chimica

Questo post, dedicato alla natura chimica del blu di Persia, è particolarmente difficile da affrontare. La causa è la mancanza di riferimenti (su internet e nella letteratura) a proposito dell'argomento, nonostante ciò proverò a fare chiarezza.

Per quanto riguarda i pigmenti di esclusiva origine naturale si è già parlato nei post precedenti della somiglianza fra il colore in esame e il lapislazzuli. Si da il caso che questo rapporto sia ben più profondo, infatti il lapislazzuli opportunamente ridotto a una polvere finissima funge da pigmento naturale del blu di Persia. Il colore così ottenuto venne utilizzato per dipingere alcune delle più importanti opere d'arte, come gli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo e della Cappella degli Scrovegni di Giotto.

Dettaglio del Giudizio Universale di Michelangelo

Questo pigmento ha un costo altissimo, paragonabile a quello dell'oro, ma offre un'intensità del colore impareggiabile, cosi come impareggiabile è la durevolezza delle sue caratteristiche cromatiche. La polvere ottenuta dalla macinazione del lapislazzuli è prevalentemente costituita da lazurite, roccia metamorfica di colore blu violaceo intenso, con tracce di calcite e di pirite. Il minerale proviene solitamente dall'Afghanistan e dalla Cina.

Lapislazzuli

Tuttavia vi è poca chiarezza sulla vera origine del pigmento naturale del blu di Persia dal momento che anche il blu oltremare, tonalità leggermente più scura del blu di Persia, sembra provenire dal lapislazzuli. Probabilmente il dato è vero in entrambi i casi, varia semplicemente la natura di uno o più elementi che vengono addizionati al composto per ottenere il colore voluto. In ogni caso questa resta una supposizione dal momento che non è possibile andare più a fondo nella ricerca. 

Se stabilire l'origine del pigmento naturale risulta essere difficile, capire la composizione chimica del pigmento artificiale è ancora più complicato. Basandoci come prima sulla somiglianza fra il blu di Persia e il blu oltremare possiamo pensare che le formule siano decisamente simili. Vediamo dunque come si produce quest'ultimo colore: per la produzione del blu oltremare si ricorre al metodo Guimet e Gmelin (inventori del processo) che consiste in una miscela di caolino, carbonato di sodio (o solfato di sodio) e zolfo con piccole quantità di pece o colofonia e carbone. Il tutto viene riscaldato a 800° per 24 ore ottenendo poi, tramite macinazione, un silicato di sodio e alluminio con molecole caratteristiche di polisolfuro sodico, causa della colorazione blu. 

Pigmento artificiale blu oltremare

Nessun commento:

Posta un commento